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Quando ancora c'erano i tonni

di Paolo Iacopini 


 

Leggo su "Pesca in Mare" che in Adriatico non ci sono più i tonni. Gare annullate per mancanza di materia prima, centinaia di imbarcazioni che tornano desolatamente a vuoto. Sono alcuni anni, purtroppo, che le tonnare volanti con i loro satelliti "spia", le gabbie dove rinchiudere i troppi tonni catturati nella attesa che il mercato tiri, hanno eliminato gran parte dei giganti del nord Adriatico. Legislazioni miopi e controlli assenti stanno permettendo ai pescatori professionisti di ridurre gli stock di tonno rosso a limiti inaccettabili.

 

La mente vola e ricorda la lotta più’ dura della mia esperienza di pescatore.

 

Come era bello partire per Porto Barricata: a Settembre-Ottobre una o due uscite erano d'obbligo. Si dormiva nelle villette prefabbricate del camping vicino al porto. L'ambiente era familiare, cordiale con quella simpatica atmosfera romagnola che tanto piace a noi tirrenici.

  

Come era bello al mattino presto salire su uno dei due charter di Pepe e partire dal delta del Po verso il largo di Punta della Maestra a cercare l'acqua chiara, e non importava se non fosse stato bella come quella del nostro Arcipelago Toscano: dentro c'erano i petardoni di 300 kg!

 

Come era bello ripercorrere i luoghi che avevano fatto la storia del Big Game Italiano con Adamo Benfenati e compagni e sospirare all'idea di cosa significasse andare a tonni a fine anni '60, inizio '70.

 

19 Ottobre 2000, è appena passata in cielo e terra l'alluvione che ha devastato Piemonte e Valle D'Aosta con morti e danni gravissimi. Il Po è ai limiti di guardia. Il Grande Fiume sta rovesciando in Adriatico foreste di alberi e la navigazione è uno slalom surreale fra rami e tronchi di tutte le misure.

 

Dopo una bella strisciata fatta con abbondanza di sardine e ancorata la barca, si calano quattro 80 libbre. Una esattamente sotto la barca, con esca appoggiata sul fondo per insidiare i "rumatera": enormi tonni che mangiano come le carpe.

 

Per ingannare l'attesa mi metto a fare bolentino e subito prendo un grosso sgombro che viene immediatamente innescato vivo. In un'altra occasione ho pagata cara questa abitudine: mentre recuperavo una piccola preda ho allamato un tonno ed il mio tentativo di record del mondo è durato meno di due secondi... Ma questa volta abbiamo appena il tempo di ricalare la canna che il mulinello parte con urlo inequivocabile. Che emozione! Togliere le canne (anche tagliando lenze), sganciare l'ancora, mettere in moto la barca, portare la canna sulla sedia a prua, giubbotto e via in combattimento. Il tonno ha preso molto filo e le prime pompate non mi fanno percepire di avere un avversario troppo grosso.

 

Aspetta, mi dicono dalla barca, è lontano, vedrai che ti farà pentire presto di averlo offeso! Ed è così. Accorciato il tiro mi accorgo di avere in canna un treno. Per quattro volte riesco a portarlo vicino alla barca, a vedere la doppiatura ma sopratutto a vedere la sua schiena e la sua coda. Quella coda che quando la scuoteva faceva tanto male alla frizione del mulinello ed ai miei muscoli.

 

Non avevo esperienza con avversari così forti ed avevo impostato il combattimento con la massima intensità possibile. Al quinto tentativo di portarlo a tiro di raffio eravamo cotti in due. Ho pensato che se fosse ripartito riprendendo in pochi secondi tutto il filo che avevo recuperato con dolorosa lentezza, forse avrei alzato bandiera bianca.

Mi sono venute in mente le parole del vecchio Santiago: Mi stai uccidendo, pesce, penso' il vecchio. Ma hai il diritto di farlo. Non ho mai visto nulla di grande e bello e nobile come te, fratello. Vieni a uccidermi. Non m'importa chi sarà a uccidere l'altro.

Non oso pensare cosa possa essere un pesce così nel nostro Tirreno con la sua profondità e sono contento di avere solo 35 mt. di acqua sotto la barca. La doppiatura, finalmente, entra nel mulinello per due, tre giri, stringo un po' la frizione, forse rischio , il tonno cede ed arriva al raffio volante.

 

Sono stanchissimo, l'aranciata va mezza di fuori perché mi trema la mano. Issato il pesce si va a recuperare l'ancora distante più' di 2 miglia! Si torna al porto, la regola qui’ è un tonno e basta (ma non terrei in mano nemmeno una canna da sgombri !)

 

Solito slalom nel bosco marino insieme all'altra barca dove 4 Svizzeri hanno preso un tonno di 80 kg.( andava ancora all'asilo, è il commento del nostro equipaggio.) Averne adesso!

 

Per tutta la navigazione non stacco gli occhi dal mio tonno: è un massellone che mi ha regalato un'emozione per sempre. In porto il tonno viene legato per la coda e con la gru posato sulla bilancia: 189 kg. (ma aveva perso molto sangue, dico io, facendo ridere Pepe). Dicono che i pescatori sono bugiardi. Se è vero è solo per trasmettere meglio le loro grandi emozioni. Allora dovrei dire che il mio tonno era 434 kg. Uno in più' di quello record che campeggia su tutti i poster di Barricata. Sono ebbro di gioia, tanto felice da consentire a mia moglie di adottare tre gattini, rossi, maschi: Shumacher, Barrichello e Pancino che adesso mi pisciano tutta la casa.

 

Come era bello anche il ritorno: ci si fermava sulla Romea a comprare una zucca strana che serviva a rinnovare il ricordo di una bella giornata.

 

Tutto questo adesso non c'è più'. Grazie politici, grazie tonnare volanti, grazie giapponesi (accidentavvoi ed al sushi). Cari amici del WWF lasciamo stare per un po' la foca monaca e diamoci da fare per il tonno rosso.

 

Voglio avere ancora un treno in canna, ogni tanto. Altrimenti... tutti i miei ricordi andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia.